BENEDIZIONE ALLA CITTA’

Benedizione alla Città dal Ponte Vecchio. Giovedì 3 giugno 2021

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Gesù per attraversare il lago di Tiberiade ha bisogno di una barca; noi per andare da una sponda all’altra del fiume abbiamo a disposizione un ponte monumentale.

La barca e il ponte sono necessari; perché bisogna trovare un punto di incontro con chi sta dall’altra parte; bisogna capire cosa sta succedendo sull’altra riva o in tanti angoli del pianeta, oltre il Mediterraneo, oltre gli oceani. Non è giusto barricarsi in casa o arroccarsi nella propria visione del mondo, immaginando che sulla sponda opposta ci siano soltanto nemici; il ponte e la barca ci servono, perché le persone, le idee, le parole, i progetti e anche le merci devono muoversi e circolare.

C’è un personaggio nella mitologia greca, giovane e bellissimo, Narciso: lui non si muove, rimane bloccato davanti allo stagno. Si specchia sulla superficie dell’acqua e vede soltanto una cosa: la sua foto profilo; e muore così, nel tentativo assurdo di abbracciare se stesso. Per nascere, per venire alla luce, perché ci sia vita bisogna rompere le acque, attraversarle e uscire; non puoi restare fermo; non puoi rimanere chiuso dentro.

Gesù avrebbe bisogno di stare un po’ da solo. La notizia della morte di Giovanni Battista deve averlo gettato in un vortice di tristezza e paura. Però lui si lascia sempre spostare dagli altri, perché la gente ha bisogno e tutti lo cercano e lui si fa trovare anche questa volta, e quando vede la folla prova compassione, che nella lingua dei vangeli è un sentimento di tenerezza materna. Ricomincia a seminare ovunque parole e carezze terapeutiche, perché tutti quei corpi mostravano i segni di un malessere profondo. E come si fa a rimanere indifferenti davanti al dolore degli altri; come si fa a pensare che la pandemia abbia creato problemi soltanto a me?

Ho imparato che il problema degli altri è uguale al mio. Sortirne tutti insieme è politica. Sortirne da
soli è avarizia.
Questa frase l’aveva scritta un bel po’ di anni fa don Lorenzo Milani con i suoi ragazzi della scuola di Barbiana.

Nella pagina del vangelo di Matteo che abbiamo ascoltato c’è un filo sottile che unisce tutte le biografie, anche le nostre. L’esperienza del limite. Gesù ha bisogno di stare solo, anche lui ha i suoi limiti psico-fisici; la gente è carica di sofferenza e lo cerca disperatamente; e adesso hanno anche fame; i discepoli non ce la fanno più a reggere i ritmi di un messia, chiedono una tregua, un attimo di respiro, sono stanchi e nervosi; e il limite più grande sono le uniche provviste che dovrebbero servire a dare da mangiare a migliaia di persone: cinque pani e due pesci. Cosa ci fai con 5 pani e 2 pesci? Gesù congeda la folla perché è giusto che si arrangino… ma nella logica di Gesù l’esperienza del limite non è il tempo del rancore ma può diventare lo spazio della cura: “Voi stessi date loro da mangiare!”.

Noi stiamo faticosamente uscendo da una pandemia, che ci ha fatto sentire in modo prepotente il peso delle limitazioni. E se tutti questi limiti fossero veramente una grazia? La nostra umanità fragile che diventa umanità sensibile… le mie ferite sono lo strumento più efficace per comprendere il tuo dolore.

Ogni giorno i nostri limiti ci ricordano che non ha senso coltivare il delirio di onnipotenza, la pretesa di essere autosufficienti e non avere bisogno degli altri, l’egoismo e l’indifferenza di chi non capisce che la fame di qualcuno è un problema per tutti, un negozio che chiude in centro a Bassano è una sconfitta per la città intera, un adolescente che compie atti vandalici avrà bisogno di una famiglia molto allargata per diventare adulto, un’abitazione privata che diventa un inferno, dove i congiunti si aggrediscono o si ammazzano è una tragedia che fa scaturire le lacrime e l’impegno della comunità.

Perché nessun uomo è un’isola, e anche il pane eucaristico ha bisogno del ponte. Perché la benedizione è proprio questa: che il pane possa circolare, che ancora una volta il pane venga spezzato e condiviso. Ricevere la benedizione dal pane significa imparare a ripetere nei giorni feriali i gesti del Figlio di Dio. Alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione, spezzò i pani e li diede ai discepoli, e i discepoli alla folla.

Benedizione è prendersi a cuore le sorti di tutti; benedizione è avere in mente il bene comune; benedizione è ricevere da Dio la forza per essere sale della terra. Don Andrea Guglielmi 3 giugno 2021